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TELEGIORNALISTE
Donne e musica: Maria Vittoria Jedlowski di Simona Di Martino

Incontriamo Maria Vittoria Jedlowski, in arte Ori, docente di chitarra classica al conservatorio G. Verdi di Milano, compositrice e cantautrice, studiosa di musiche scritte da donne. A ottobre è uscito il suo ultimo album in doppio cd, Giallo verde oro muschio.

Nei suoi concerti lei ama presentare brani composti per lo più da donne. Perché questa scelta?
«È una curiosità nata dal mio impegno sociale e civile per il sostegno dei diritti delle donne. Come musicista e come chitarrista ero curiosa di vedere se c’erano delle donne che avevano scritto per chitarra classica, visto che suonavo ed ero interprete solo di autori maschili. E da lì si è aperto un grande mondo. Nell’800 le compositrici erano pochissime, allora era difficile pubblicare ed era altrettanto difficile studiare. Le donne potevano farlo solo in casa, a livello amatoriale. Nel 900, si aprì il problema della difficoltà di essere donna: un compositore necessita un sostegno di tempo ed economico che raramente le donne hanno. A quei tempi, aumentarono queste possibilità con le università, gli studi e vi furono sempre più studentesse donne. Imporsi sul mercato è comunque stato sempre difficile per le compositrici».
In cosa consiste questa difficoltà?
«Non credo sia legata al suonare o al presentarsi come musiciste, ma semmai riguarda quello che c’è intorno socialmente. Ci sono dei pregiudizi sociali che non sono sensibilmente visibili. Una donna con figli deve crescerli e tenere i ritmi per studiare quanto necessario, muoversi per fare concerti. Un lavoro come il concertismo, che richiede viaggi e tempo, necessita veramente di un substrato sociale che sostenga questa scelta. Manca un sostegno sociale per le madri. In più c’è una questione sociale forte sulla donna che viaggia per lavoro e lascia la famiglia: non è sorretta di solito da stima e supporto. Ci vuole una situazione sociale che permetta a una donna di viaggiare da sola per il mondo, di dormire in alberghi… In certe culture non è possibile, così come non lo era nella nostra fino a un secolo fa. A momenti non si lasciava uscire una donna di casa senza un accompagnatore, figurarsi lasciarla andare in altri Paesi in aereo o in treno a suonare. Era proprio uno scandalo».
La questione tocca l'argomento della libertà della donna. Carriera a parte, esiste anche un problema di realizzazione personale…
«Sì, esatto. Penso per esempio a quando le donne si prendono cura della famiglia, dei figli, dei genitori anziani. Questo ovviamente pesa su una realizzazione artistica che richiede molto tempo, molte energie. Tutti gli individui devono realizzarsi nel modo che è loro consono. Poi, le situazioni cambiano da Paese a Paese: è più difficile in alcuni, più facile in altri».
Tra donne e uomini cambia il modo di comporre?
«La mia sensazione è che le donne siano sempre piene di senso. Non ho mai trovato autocompiacimento nelle donne che compongono; sono veramente capaci di cogliere quello di cui hanno bisogno, quello che vogliono dire. Vanno veramente al sodo, senza perdersi in fronzoli o in altre frasi per riempire il pezzo».
Mi è stato detto da un maestro di chitarra: "Quanto è bello vedere la chitarra in braccio a una donna". Ci sono differenze tra le musiciste in generale e le chitarriste?
«Sì, la chitarra ha dei vantaggi perché affonda in un amore popolare. Nella seconda metà del 900 la chitarra era lo strumento principe dei giovani e questo ha facilitato l’approccio da tutti i punti di vista. Spesso la chitarra è stata paragonata alla donna, come forma e come suono. E io penso che sia proprio uno strumento adatto a loro, a parte tutta l’iconografia che c’è di donne che suonavano la chitarra barocca, il liuto».
Parliamo della Ori cantautrice: tre parole per descrivere le sue canzoni.
«Poesia in musica, comunicazione poetica. Sento forte questo bisogno di messaggio: come tutti, nella vita ho imparato qualcosa, e quel poco che so ho voglia di comunicarlo. Quello che so è di grande felicità: mi sembra che il nostro sociale si basi troppo sull’insoddisfazione, sui drammi che ci sono, per carità! Penso però che questa visione vada anche bilanciata con quello che c’è di buono, perché c’è. La mia tendenza è appunto quella di bilanciare dando voce alle cose che hanno poca voce. Ho lavorato ad alcuni dischi con musiche di sole donne perché mi sembrava che la loro voce si sentisse troppo poco. Nel momento in cui ci sarà equilibrio, non ci sarà più bisogno di fare un disco di sole donne». Molto De Andrè…
«È vero. De Andrè è stato il mio maestro storico, come per tutti i cantautori italiani».
Altri modelli di riferimento?
Quelli del mio periodo di nascita, le canzoni di Joan Baez, Bob Dylan, gli Intillimani, Violeta Parra. Canzoni fatte per dare voce a dei popoli, quindi sempre una voce di libertà. In questo momento le mie non sono canzoni direttamente politiche, sono molto più rivolte all’interiorità. Però la mia idea è che l’interno, il privato diventi politico».
Nei suoi concerti le canzoni si mescolano a brani di musica classica, legati tra loro da un unico "tema". Vuol farcene un esempio?
«Ultimamente sto facendo dei concerti legati al tema dell’armonia fra maschile e femminile, un’armonia possibile e costruttiva, sia a livello simbolico che a livello esteriore. Cosa serve per stare in armonia? E la musica può rispondere, con un brano classico o una canzone. Mi diverte molto mettere insieme questi due mondi, quello della musica classica e della canzone; non sono antitetici, anzi si integrano vicendevolmente. E in questo modo posso avvicinare persone molto diverse. Persone che magari non hanno mai sentito musica classica».
Che ruolo ha e quanto conta il pubblico?
«Fondamentale. Come interprete, il mio lavoro è stato trovare un filo conduttore nelle musiche che proponevo, per poter comunicare al pubblico quello che avevo capito io. E la mia scelta, il più delle volte, è stata di creare dei concerti unendo musiche classiche, dal linguaggio molto comprensibile per quanto complesso, e musiche contemporanee, difficilmente fruibili dal pubblico».
Perché è importante la musica contemporanea?
«Penso che la musica sia qualcosa che possa educare le persone, sia chi la fa che chi la ascolta. Sicuramente avere a che fare con le musiche di oggi è un passo in più che rimanere solo su quelle del passato. Oggi poi la musica classica è molto poco diffusa. Alcuni conoscono alcuni passaggi solo perché trasmessi dalle pubblicità, e non hanno mai sentito un concerto. Credo dunque sia importante avere un contatto con tanti aspetti culturali».
Ori è più chitarrista o cantautrice?
«Musicista. Un mio allievo si era molto stupito qualche anno fa quando ho cominciato a scrivere canzoni. Di solito si comincia con la scrittura e poi si arriva alla carriera di musicista classico. Il mio è stato un percorso atipico, ma ne sono molto contenta. Da un punto di vista educativo mi sembra un buon messaggio di libertà: è possibile fare qualsiasi cosa nella vita finché siamo vivi».
A proposito del nuovo album, Giallo verde oro muschio, che significati racchiude il titolo?
«Il giallo oro è il colore simbolo del maschile, del sole, del luminoso. Il verde muschio è il colore femminile, della terra fertile. Questo cd vuole essere un tentativo di onorare entrambi gli aspetti, maschile e femminile, e sottolineare che è possibile creare questa armonia. Le mie canzoni hanno solo il desiderio di ricordare quello di cui a volte ci dimentichiamo. In questo album parlo proprio dell’idea che mi sta a cuore, quella del costruire. L’idea è nata pensando a quanti uomini distruggono, oppure a quanti uomini nocivi esistono. Ma non c’è solo questo! Ci sono molte persone che distruggono, ma molte più persone che creano. Magari non si vedono».
Qual è l’integrazione fra maschile e femminile?
Tra i tanti aspetti ne ho scelti due: per la parte maschile Giallo oro, la forza sostiene, che vale sia come forza esteriore che interiore, quella che sostiene uomini e donne. Per la parte femminile Verde muschio, il canto guarisce, un po' perché mi tocca molto da vicino, un po' perché penso che il canto sia un aspetto proprio delle donne. Quest'ultime curano i loro bambini cantando le ninne nanne, le filastrocche. In molti paesi africani si insegna anche la matematica con le canzoni».
Potrebbe definire il suo un genere di nicchia?
«Direi di sì. Se quello per chitarra è un repertorio abbastanza di nicchia, figuriamoci un repertorio di musica contemporanea. Ma nella mia vita ho sempre scelto cose che per me avevano un valore, non c’è mai stato un interesse di mercato. Questo è un mio limite, o forse un vantaggio, non so. Di certo so che le mie scelte saranno sempre unite a qualcosa che per me ha significato».
Cosa consiglia dunque ai giovani che vogliono far musica?
«Di farlo. Di essere aderenti a se stessi, e di cercare l’insegnante giusto. Un insegnante ottimo per una persona può non esserlo per un’altra. Qualsiasi sogno, qualsiasi progetto che un giovane ha è assolutamente sacro».

MUSICA IN CAMMINO
Certi artisti sono camminatori. Camminatori con l'anima e dell'anima. Maria Vittoria Jedlowski, conosciuta come ORI, è una di questi. Ori ha inciso un doppio CD molto bello, e ce lo ha presentato in anteprima in piccoli concerti lungo il cammino del viaggio in Sardegna di cammino profondo. Chi è Ori? Per 30 anni è stata concertista di chitarra classica, e insegnante al Conservatorio. Poi pochi anni fa si è scoperta autrice di canzoni. O meglio, poesie in musica. Insomma una giovane promessa con 30 anni di carriera alle spalle... Il nuovo CD si intitola "Giallo Verde Oro Muschio" e fin dal titolo dimostra l'amore di Ori per la natura. Sono due CD, uno dedicato alle donne, e al "canto che guarisce"; l'altro dedicato agli uomini e alla "forza che sostiene". Nella sua musica c'è l'amore e la gioia, l'amore per gli uomini e le donne della sua vita, l'amore per la vita stessa e per la Madre Terra. In qualche canzone con arrangiamenti da musica popolare Ori ricorda Teresa De Sio, in qualche altro passaggio è più "classica" o più jazz, ma Ori è Ori, e basta.
Ascoltatela, ritroverete l'energia del cammino in questa musica. Musica raffinata, ma semplice, testi come poesie.
Ho avuto il piacere di camminare con Ori per 8 giorni, e spero mi possa capitare di nuovo. Continuate a seguire le nostre iniziative, stiamo organizzando un evento in cui Ori e il camminare saranno insieme a tutti noi!
Il doppio CD "Giallo Verde Oro Muschio", 32 canzoni, e una bella confezione con tutti i testi, non lo trovate ancora nei negozi, lo potete ordinare dal sito www.mariavittoriajedlowski.it, costa 28 euro comprese le spese di spedizione, ecco come acquistarlo . Piccolo gioiello che merita di venir svelato! .
“IL CAMMINO” NUMERO 12 (234) - 14 OTTOBRE 2010)

MADRE TERRA
Ori ha scritto questo testo per una canzone futura, durante il viaggio a piedi in Sardegna.
Ci sono dentro tutti gli elementi del viaggio, se l'avete già camminato li riconoscerete, se non l'avete camminato, il prossimo anno potrete conoscerli (in aprile o in settembre).

Madre Terra (23 settembre 2010)

Io sono tua madre
La terra

Io sono il lupo della tenacia diritta
Il falco che migra fino al Madagascar
La pulce col prurito di viaggiare
Io sono il piccolo e il grande
Io sono il ginepro contorto e forte
Per costruire il tuo pineddu
Io sono la roccia
I bianchi sassi che risalgono il bacu
Io sono l’acqua
La frescura del fiordo
Io sono il fiore e la piccola medusa
Sono il corbezzolo dolce sotto la lingua
Sono la luna piena

Io sono tua madre
La terra

Io sono la capra
Io sono il minuscolo trifoglio
Che nasce nell’improvviso prato
Io sono il legno dove inventi la tua casa
Gli attrezzi e la poesia
Io sono il sorriso e la mano aperta

Io sono tua madre
La terra

Accolgo il tuo sigillo
Accolgo il passo e la risata franca
Accolgo il sangue

Io sono tua madre
La terra

Io sono la pecora
Sono il cinghiale
Io sono il vento che porta lo scampanio delle capre
Per ritrovarle ovunque
Io sono la falesia
Che accoglie i falchi regina dopo il loro volo
Sono le bacche

Io sono tua madre
La terra

Io sono il rovo
Sono il leccio

Io sono tua madre
La terra

 



Un' artista che sa incantare. Pienone per l'esibizone della Jedlowski.
Solito grande successo per i concerti del vespro. La caratteristica che distingue la Rassegna Internazionale di Concerti, che si tiene ormai da 8 anni a Segrate, e l'originalità che trova il suo fondamento nella ricerca e nell'approfondimento storico della musica per "fare cultura" nel modo più completo e appropriato alle esigenze di un pubblico sempre più numeroso di appassionati della bella musica.
Il monologo per chitarra e voce che Maria Vittoria Jedlowski ha tenuto domenica 16 novembre nella Chiesa di Sant'Ambrogio al Fontes al Villaggio Ambrosiano di Segrate ha raggiunto lo scopo catturando per più di un'ora la folta platea, vivamente interessata al programma: un inconsueto alternarsi di compositrici viventi (alcune delle quali presenti al concerto) e di canzoni, di profondo significato letterario, della stessa Jedlowski. Un gradito bis ha concluso il concerto.
La Gazzetta della Martesana (lunedì 24 novembre 2008)

Serata d'onore
Negli ultimi tre anni il concerto al Castello di Passirano ha assunto una rappresentatività paticolare, sia per la bellezza del luogo che per l'ampiezza della platea, e in esso è confluita via via una programmazione di speciale rilievo. Il 6 settembre l'apertura, quasi per tradizione, è stata affidata alla musica classica con il duo chitarristico Les Divertissements, composto da Maria Vittoria Jedlowski e Claudio Ballabio.
L'ottimo duo, affiatato e dalla tecnica ineccepibile si muove in abito contemporaneo trovandosi a proprio agio sia nei brani di stile più tradizionale, sia in quelli più vicini al linguaggio dell'avanguardia. Il repertorio proviene da due CD reperibili sul sito www.mariavittoriajedlowski.it: il primo è Dialogo - Musiche per due chitarre di compositori contemporanei italiani (MAP 2003), dal quale sono stati ripresi "Prova di volo" di Sebastiano Cognolato, "Il dittatore" di Sonia Bo nella divertente versione per due chitarre recitanti, con i due chitarristi impegnati a suonare e contemporaneamente recitare una poesia di Gianni Rodari, quindi "Danza diatonica" e "Lluvia de Julio" di Eugenio Catina, tutte composizioni espressamente dedicate al nostra duo; l'altro CD è Si l'on revait... Musiche per due chitarre di Francis Kleynjans (Sonitus 1992), da cui sono stati eseguiti la title track e "Ballet burlesque".
Chitarre mensile di cultura e tecnica chitarristica, gennaio 2009

Duo impeccabile.
Tecnica impeccabile, tocco estremamente omogeneo, sincronismo perfetto, fraseggio preciso e fantasioso: queste le doti precipue del duo “Les Divertissements”, nel quale Maria Vittoria Jedlowski è affiancata dal chitarrista Claudio Ballabio in un sodalizio artistico cementato da anni di lavoro e di ricerca in comune. Il duo ha appena pubblicato per l’etichetta MAP il CD “Dialogo” che comprende musiche per due chitarre di compositori contemporanei italiani. Raccolta di grande interesse perché affianca senza preclusioni ideologiche brani di tendenze assai diverse, in un excursus che dal severo “Divertimento” di Bruno Bettinelli giunge al divertente “Il Dittatore” di Sonia Bo.
I due musicisti milanesi, convincenti e a loro agio sia nei brani più tradizionali che in quelli più vicini al linguaggio dell’avanguardia, rendono al meglio lo spirito di ogni pezzo con partecipazione, eleganza e appropriatezza stilistica.
La Provincia Pavese (27 luglio 2004), Maurizio Schiavo
CD Dialogo
The CD title “La Chitarra della Luna” is so called because this CD is made up entirely of women composers and credit must go to Maria Vittoria Jedlowski in following this project through and coming up with a recording which contains some of the best 20th century music for guitar to come my way in a long time.
Maria Vittoria Jedlowski performs throughout his recording with a thorough understanding of ideas of each composer. She is a very good player indeed and has enough power both technically and musically to be able to put in convincing performances of these works, the merits of some of them quite possibly would have been lost in a lesser player’s hands.
Recommended.
Classical Guitar Magazine, Steve Marsh
CD La Chitarra
della Luna
Mit einem satten Arpeggio packt mich diese CD von der ersten Sekunde an Maria Vittoria Jedlowski, Mitglied von Suonodonne Italia, ist keine Lippenbekennerin, sondern spielt seit Jahren Musik von Komponistinnen. Ihre Auswahl ist attraktiv, die Stücke von Annette Kruisbrink, Chiara maresca, Emanuela Ballio, Maria Linnemann, Jana Obrovska, Fernande Peyrot, sowie Beatrice Campodonico stelt keine allzu hohen Ansprüche an unsere Ohren, viele Stücke sind sogar äusserst unterhaltsam. Ausserdem ist die CD fabelhaft aufgenommen, das Instrument klingt präsent und warm, und die Gitarristin trifft nicht nur die jeweilige Atmosphäre eines Stücks, sondern führt uns auch sicher durch die foemalen Klippen der Partituren.
ClingKlong n° 46 del 2001, Lislot Frei
…una produzione tutta al femminile per rivelare un patrimonio musicale di notevole interesse, troppo spesso tenuto ai margini dai circuiti che “contano”. … Qui ci troviamo di fronte ad un repertorio davvero molto variegato, ma che non rinuncia mai del tutto alla dimensione comunicativa. … Certamente il valore di queste musiche sarebbe destinato a rimanere inespresso senza l’apporto fondamentale di un’interprete all’altezza dell’impegno che esse richiedono: per nostra fortuna Maria Vittoria Jedlowski non appartiene a quella falange di professionisti del repertorio contemporaneo che ad una prima esecuzione raramente ne fanno seguire una seconda. Al contrario il suo percorso musicale, lungi dall’esaurirsi nella ricerca del nuovo a tutti i costi, si sviluppa continuamente anche in direzione dello scavo interpretativo. Suo scopo principale rimane ostinatamente la comunicazione, il contatto emotivo con l’ascoltatore, pienamente raggiunto anche in questo frangente – nonostante l’utilizzo di un medium freddo come la registrazione – grazie alla limpidezza esemplare del fraseggio, al senso ritmico pulsante e vitale, al controllo della dinamica portato fino al limite estremo di un pianissimo che toglie il respiro. Tutto questo fa sì che la Musica ci raggiunga, fin dal primo istante, con l’intatta energia che scaturisce dalla gioia di un incontro nuovo da tanto atteso: in una parola queste esecuzioni traboccano di un entusiasmo contagioso, ormai raro a sentirsi.
L’erbaMusica n°39 luglio 2000, Vittorio Casagrande

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